Gli errori dell’Occidente in Medio Oriente e Nord-Africa hanno favorito, anziché frenato, la diffusione del fondamentalismo islamista armato.
La sottovalutazione della minaccia terroristica in Europa, aggravata dal mancato coordinamento degli apparati repressivi, ha fatto il resto.
La crisi dei “modelli” di integrazione, tanto quello francese come quello inglese, e le crescenti difficoltà in Europa nel forgiare una società multiculturale.
Quali risposte innovative e democratiche dare in questo critico contesto
per non cedere alla paura, all’intolleranza, alla rassegnazione.
Martedì 3 febbraio 2015 | 6′ incontro LCA per l’anno associativo 2014-2015
Carissima/o, in questo periodo denso di fatti di attualità che non ci possono lasciare indifferenti, ti invitiamo al sesto incontro LCA e ti chiediamo di passare parola alle persone che pensi possano essere interessate alle tematiche in odg.
A partire dall’attentato alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi e dal grande dibattito che ha scatenato in Occidente, dedicheremo lo spazio de “l’attualità c’interpella” al confronto sulla libertà di espressione e di stampa, con l’aiuto di Lauro Paoletto, direttore de “La Voce dei Berici”.
Ciao!
Ecco la riflessione relativa all’attualità che propongo per il prossimo incontro LCA.
Ho scelto la libertà di espressione ed i suoi limiti, alla luce delle vicende legate alla pubblicazione delle vignette contro i musulmani da parte della rivista francese “Charlie Hebdo”, sia alla vicenda della condanna di Sallusti.
Di seguito, alcuni articoli tratti da quotidiani, blog e riviste, oltre a qualche riga scritta di mio pugno. Un abbraccio, Giulia
Da anni, insieme a tre mie consorelle (suore Orsoline del S. Cuore di Maria), sono impegnata in un territorio a dire di molti ‘senza speranza’. Un territorio, quello casertano, sempre più in ginocchio per il suo grave degrado ambientale, sociale e culturale, dove anche la piaga dello sfruttamento sessuale, perpetrato a danno di tante giovani donne migranti, è assai presente con i suoi segni di violenza e di vera schiavitù.
Come donna, come consacrata, provocata dal Vangelo di Gesù che parla di liberazione e di speranza, insieme alle mie consorelle, ho scelto di ‘farmi presenza amica’ accanto a queste giovani donne straniere, spesso minorenni, per offrire loro il vino della speranza, il pane della vita e il profumo della dignità. Read the rest of this entry »
A trent’anni dall’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli,
il libro del figlio Umberto ripropone una storia di straordinario impegno civile,
ancora attualissima.
IL GIORNO DOPO. Domenica scorsa, 20 settembre, a mezzogiorno Plaza de la Revolución si è riempita di persone di ogni tipo: punk, adolescenti, appassionati di rock e di salsa, studenti latinoamericani e anche qualche poliziotto in borghese.
Il sole era così forte che rischiava di rovinare il concerto organizzato dal cantante colombiano Juanes, ma nel pomeriggio le nuvole hanno offerto un po’ di sollievo ai partecipanti. Per cinque ore ci siamo dimenticati delle polemiche per la presenza di tanti artisti stranieri in un luogo con un signiicato politico così forte.
I cubani hanno ballato nella piazza dove solitamente si lanciano gli appelli all’intransigenza ideologica, e dove durante le fucilazioni del 1959 si gridava “paredón!” (tutti al muro).
Durante lo spettacolo è stato ricordato anche chi non poteva esserci. Si è parlato dell’esilio cubano e una canzone era dedicata a una figlia separata dal padre da più di vent’anni (ad appena 140 chilometri di distanza).
Juanes ha parlato per ultimo e, nel luogo in cui da sempre chi emigra è accusato di essere un traditore, ha gridato: “Per una sola famiglia cubana!”.
Alcuni speravano che usasse il microfono per chiedere la libertà. Ma, nella Cuba di oggi, anche solo parlare di riconciliazione è un gesto coraggioso.
Alla fine del concerto tutto è tornato come prima, ma qualcosa è cambiato per quelli come me che hanno assistito all’appello per una pace senza frontiere. Lunedì ci siamo svegliati con la solita doppia valuta, la censura, il controllo statale sulle nostre vite e le dificoltà economiche di sempre, ma la nostra autostima era molto più alta.
Avevamo ascoltato le voci che a Madrid, Berlino o New York risuonano negli iPod e nelle discoteche.
Ci sentivamo cittadini del mondo e i cambiamenti non ci sembravano più così lontani.