e delle vittime di tutte le guerre, dei vari “terrorismi”…
Presenza a Longare
davanti alla caserma Pluto a Longare, Vicenza
Dopo le stragi di Bruxelles
7 idee per fare pace in tempo di guerra
di Flavio Lotti
1. La morte non ci deve mai trovare indifferenti. Non importa chi sia la vittima, la sua nazionalità, la sua religione, il colore della sua pelle, il luogo dell’accadimento. Non possiamo piangere solamente le “nostre” vittime. Ogni vittima è un nostro fratello o una nostra sorella. Non abituiamoci mai all’orrore.
Ne parliamo con
Mostafa El Ayoubi
Giornalista, caporedattore della rivista Confronti e collaboratore di Nigrizia.
Se, come ha affermato (anche) papa Francesco di recente, tale scontro è ormai in corso, ancorché spezzettato in tanti conflitti regionali e locali, qual è il suo contesto strategico? Con quali disegni e obiettivi Stati Uniti, Russia, Cina, Paesi europei, fra gli altri, si confrontano? Dove può portarci questa spirale di violenze? Come se ne esce? Quali sono le soluzioni negoziali possibili? E l’Italia, in tale congiuntura, che ruolo ha e potrebbe avere, nel semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, anche alla luce della nomina di Federica Mogherini ad Alta rappresentante per la politica estera dell’UE?
Dal blog inutilestrage.it per ricordare e non ripetere lo stesso errore…
Anche per chi arriva cent’anni dopo, la Grande guerra ha ancora qualcosa da insegnare. Per citare il titolo d’un libro di qualche anno fa, la prima guerra globale sono come anticipo di “tutta la violenza d’un secolo”. Le pratiche di violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale e dei diritti umani (il caso dell’occupazione tedesca del Belgio è il più eclatante, non il solo), quelle concentrazionarie e di genocidio (come nel caso dello sterminio degli armeni), abitano di fatto e di diritto l’arco temporale 1914-1918. Ma si pensi anche alla sperimentazione sul campo delle armi moderne (l’esordio degli arei e dei carri armati, per non parlare della guerra chimica con i gas asfissianti inaugurata dai tedeschi a Ypres), alla morte di massa e alla crescita delle vittime civili, autentica cifra delle guerre dell’ultimo secolo. O al conflitto come scuola di violenza dentro cui incubano i regimi totalitari del dopoguerra, e i loro leader, quadri e gregari ben presto trasformatisi in assassini. E infine, si provino a osservare alcune aree di crisi geopolitica degli ultimi vent’anni: dai Balcani all’ovale caucasico, dal medio Oriente ai vecchi confini fissati dalla pace di Brest-Litovsk. Ciascuno di questi teatri sembra rimandare a nodi che – con un secolo di penso in più sulle spalle – è la Grande guerra ad aver posto sul tappeto. Come se le conseguenze remote del primo conflitto mondiale, più che remote, fossero prossime e future.
dall’articolo di Alberto Guasco, Quel “secolo breve” di lunghi orrori, in Jesus, luglio 2014, p. 76-79
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Il primo giorno dell’ultima “guerra di Gaza”, il 15 novembre 2012, il Corriere della Sera pubblicò un editoriale in cui, al di là del cordoglio per i civili di entrambe le parti colpiti dalla violenza, si cercava di dirimere la questione delle responsabilità. È di nessuna importanza, qui, quale fosse la conclusione dell’editorialista. Più interessante notare la scelta linguistica operata per scrivere l’articolo: molte volte le parole “razzi”, “missili”, “terroristi”, “brigate”, “fondamentalismo”; mai le parole “muro”, “bombardieri”, “striscia”, “strage”, “embargo”, “blocco”. Read the rest of this entry »
Di seguito trovate il link all’intervista ad Ouday Ramadan, siriano di nascita e italiano d’adozione, che ci descrive la situazione in Siria da un punto di vista diverso da quello fornitoci dai mass-media. Quale sarà la verità?
a cura di Giovanni Sarubbi
La notizia dell’uccisione del militare Massimo Ranzani giunge mentre non si è ancora spenta la presa di posizione a favore o contro l’intervento del vescovo di Padova Antonio Mattiazzo a proposito della morte di un altro soldato italiano, Matteo Miotto, vicentino, caduto in Afghanistan. Il vescovo invitava all’uso sobrio del termine “eroe”, ma soprattutto allargava la riflessione alle cosiddette missioni militari italiane. La Commissione di pastorale sociale della diocesi di Vicenza propone alcune brevi riflessioni a mente fredda, che desiderano promuovere un discernimento. Read the rest of this entry »