Che cosa ha perso l’Italia con la morte di Moro.
Perché i fatti tragici del 1978 spiegano il nostro presente.
E il nostro futuro.
“Via Fani è stato il luogo del nostro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers…”
Che cosa ha perso l’Italia con la morte di Moro.
Perché i fatti tragici del 1978 spiegano il nostro presente.
E il nostro futuro.
“Via Fani è stato il luogo del nostro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers…”
Oggi ricorre il 25° anniversario della morte di Roberto Ruffilli, politico italiano assassinato dalle brigate rosse.
Quella morte mi colpì perchè circa un mese prima lo ascoltai a Praglia sulle riforme istituzionali (inutile dire che poi non se ne fece nulla e che le sue proposte, se applicate, avrebbero evitato tanti guai).
Io allora non lo conoscevo. Scopersi dopo la sua morte che era un caro amico di Aldo Moro, di Vittorio Bachelet e di Paolo Giuntella. Per l’occasione condivido questo articolo dell’amico Fulvio De Giorgi.
“Se fosse possibile dire:
saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani tutti accetteremmo di farlo.
Ma, cari amici, non è possibile:
oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità”.
(Aldo Moro, 28 febbraio 1978)
Lo spunto della settimana è:
LA FAMIGLIA COME LA COSA PIU’ IMPORTANTE (Aldo Moro)
La citazione, invece, bisogna cercarla: è la puntata di lunedì scorso (4 gennaio) de “La grande storia”, sul caso Mattarella.
Ne trovate un breve riassunto qui: http://www.lagrandestoria.rai.it/category/0,1067207,1067034–572,00.html
Buone riflessioni!
Sedie vuote
Gli anni di piombo: dalla parte delle vittime.
di Alberto Conci (a cura di), Paolo Grigolli, Natalina Mosna
Giovani in dialogo con i familiari delle vittime degli anni di piombo
In seguito al riaccendersi del dibattito sugli anni di piombo e sulla scia della profonda impressione suscitata dal libro di Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là, una trentina di giovani dei licei e dell’università di Trento ha avviato un lungo e approfondito percorso di ricerca attraverso le vicende dolorose e complesse degli anni Settanta. Al centro di questo percorso è stato posto l’incontro con i familiari delle vittime, con coloro che a causa della violenza hanno dovuto convivere con la presenza di una sedia vuota nella loro casa. Ne sono nati i dialoghi sinceri e potenti riproposti in questo libro, nei quali sono state toccate non solo le questioni più delicate e cruciali della storia recente della nostra democrazia, ma anche dimensioni fondamentali per la memoria collettiva, quali quelle del dolore, della verità, della giustizia, del perdono, del silenzio e delle parole, della violenza, della responsabilità, della solitudine, della solidarietà umana, delle condizioni per la costruzione di una cittadinanza attiva. Il percorso, nato attraverso un metodo di lavoro rigoroso, ha imposto ai ragazzi un grande impegno di lettura e di approfondimento che traspare dalla densità dei dialoghi e dalla pregnanza delle questioni in essi proposte. Nell’ordine, dialoghi con: Mario Calabresi, Benedetta Tobagi, Silvia Giralucci, Manlio Milani, Giovanni Ricci, Alfredo Bazoli, Agnese Moro, Giovanni Bachelet, Vittorio Bosio, Sabina Rossa. In questo modo si è voluto fossero presenti le testimonianze non solo dei familiari delle vittime del terrorismo, ma anche di coloro che sono stati colpiti dallo stragismo (Brescia e Bologna). A questi, va aggiunto il dialogo con Giancarlo Caselli, attraverso il quale si è inteso approfondire il ruolo della magistratura nel periodo degli anni di piombo.
In libreria dal 23 settembre 2009, giorno del 93° compleanno di Moro, il libro «Due volte prigioniero. Un ritratto psicologico di Aldo Moro nei giorni del rapimento», interessante volume Lindau (pp. 210, euro 16) firmato da Rocco Quaglia: psicologo, psicoterapeuta e docente di psicologia dinamica all’università di Torino.
Per la prima volta le lettere inviate dallo statista durante la prigionia vengono esaminate non come testi politici da decifrare, ma come gli scritti di un uomo che ogni giorno si confronta con la morte, con il senso della propria esistenza e di quella delle persone più care.
In questo modo il volume evidenzia come Moro fu «due volte prigioniero»: delle Brigate Rosse e dell’immagine che di lui venne ostinatamente diffusa, vale a dire di una persona incapace di dominare l’emotività e preda dell’istinto di sopravvivere.
Vai alla presentazione dell’autore, Rocco Quaglia
Vai alla pagina dedicata ad Aldo Moro
… o cittadini alla seconda o cittadini x cittadini … (a seconda dell’interpretazione matematica preferita)
è il titolo del Camposcuola Giovani dell’Azione Cattolica di Vicenza che è in calendario dal 9 al 16 agosto a Roma e dintorni.
I giovani partecipanti hanno accolto una vera e propria sfida: cimentarsi con parole come “politica” e “democrazia”, in una città a forte carica “spirituale” e “istituzionale”, pungolati dalle provocazioni di Lucio Turra e di amici speciali come Agnese Moro, Benedetto Coccia e Marco Iasevoli, sui passi di testimoni d’eccezione come Aldo Moro, Vittorio Bachelet e Paolo VI.
L’assistente don Simone ne approfitterà per un excursus sulla Lettera ai Romani di S. Paolo, mentre il capocampo Andrea F. e gli animatori Beppe, sr. Federica, Claudia, Ivan, Lucia e Serena si occuperanno di tutto il resto!!!
L’LCA è direttamente coinvolto fisicamente, emotivamente, spiritualmente!!!
Augura di cuore buona esperienza e buona fortuna a tutti!!!