Analisi antropologica e lettura della nuova enciclica sociale.
Franco Miano, Presidente nazionale Azione Cattolica Italiana
Come conciliare la presenza dei cristiani nel quadro della situazione economica, con tutti gli interrogativi posti? Come tradurre la domanda di sobrietà?
Poche certezze:
– la centralità della persona
– la ricerca del bene comune
– rivendicare un orizzonte di trascendenza (per avere un atteggiamento di speranza e di essenzialità nella storia in cui siamo)
Nell’oggi cerchiamo la voce di Dio che ci spinge all’impegno, la voce dei fratelli che chiedono, il senso vivo di fraternità.
Rispetto allo sviluppo economico, sociale, qual è il fine della nostra ricerca?
L’attenzione va posta a quali sono i nostri fini!
Qual è la finalità della vita della persona? Qual è il fine a cui volge la società?
L’enciclica Caritas in Veritate ci pone nella prospettiva che aiuta a rileggere la crisi con questo punto di vista:
– nr. 1: noi crediamo alla capacità trasformatrice che viene dall’amore: l’amore cambia!
– nr. 34: l’insistenza sulla parola “dono” e sul tema della fraternità che potenzialmente vorrebbe abbracciare il mondo intero
– il tema dello stile di vita non solo come elenco delle buone azioni
– mantenere l’orizzonte di trascendenza, che ci porta all’”olltre”
– il valore incondizionato della persona umana ci porta sempre a pensare che il cambiamento è possibile
– nr. 68: il tema dello sviluppo dei popoli non è separabile da quello dello sviluppo di ogni uomo.
“Non ci possiamo salvare da soli”. Ognuno di noi sa di essere in grado di scelte libere e responsabili, non dobbiamo, però, dimenticare che ognuno di noi è anche “dono” e non semplice “risultato” di generazioni precedenti (la vita stessa ci è stata data come dono”).
Fondamentale è la consapevolezza di dover camminare insieme!